Negli ultimi mesi le assemblee delle associazioni professionali di categoria si susseguono e tutte manifestano la medesima preoccupazione: “come possiamo in futuro garantire il personale qualificato alle nostre aziende associate”. Inquietudine più che lecita considerato il contesto attuale ma che non si risolverà da sola; per questo è giunto il momento abbandonare l’approccio dello “scarica barile” e di unire le forze per portare una strategia concreta a sostegno della formazione dei futuri professionisti.
In Svizzera abbiamo la fortuna di poter contare su un sistema formativo di elevata qualità ed efficienza che grazie alla forte collaborazione tra scuola e imprese, soprattutto nella formazione professionale, garantisce all’economia del paese il personale qualificato necessario. Un sistema progettato per essere in linea con le esigenze dell’economia che però negli ultimi anni sta perdendo la sua attrattività. Prestigio sociale, immagine errata delle professioni manuali, aspettative di reddito ma soprattutto fattori socio-culturali sono gli elementi che vanno ad incidere negativamente sulla sua attrattività. In un’intervista effettuata da FormazioneprofessionalePlus.ch la signora Margrit Stamm, professoressa emerita in scienze dell’educazione all’Università di Friburgo, afferma che: “Se parliamo di reputazione della formazione professionale in Svizzera, la stragrande maggioranza dei genitori ritiene che sia eccellente. Stranamente, però, pur essendo ben disposti nei suoi confronti molti di loro vogliono che i propri figli frequentino il liceo.”
In poche parole: l’apprendistato è ritenuto un buon percorso formativo ma per i figli degli altri.
Molti titolari d’azienda sono allarmati dalla mancanza di personale ma anche e soprattutto dal poco interesse dei giovani verso l’apprendistato. Ci sono aziende che malgrado ricercano apprendisti non ricevono nessuna candidatura e chiaramente questo aumenta l’inquietudine, senza tralasciare il fatto che il nuovo accordo sull’imposizione fiscale potrebbe far desistere la manodopera estera e quindi rendere ancor più difficoltoso il reclutamento del personale qualificato.
Si sa che nei momenti di difficoltà la tensione tende a salire con il risultato che si cerca un o più colpevoli della situazione. Nel caso dell’apprendistato i primi sulla lista ad essere imputati come i detentori di ogni colpa assoluta sono gli orientatori professionali seguiti a ruota dalla scuola. Non fraintendiamoci, nessuno è esente da colpe, tutti possiamo fare meglio e anche di più ma i primi a dover cambiare approccio sono i genitori, che a loro volta sono anche i titolari d’azienda.
La realtà è che la maggior parte delle persone ritiene questo percorso meno prestigioso e adatto unicamente a giovani che non hanno i requisiti per intraprendere degli studi superiori e questo è anche il sentimento che poi viene trasmesso ai propri figli, perché è inutile nascondersi dietro il luogo comune “è stata una decisione sua e non ho potuto metterci becco”, perché allora a questo punto questo vale anche per la categoria degli orientatori professionali.
Essere d’esempio e d’ispirazione è il catalizzatore per il cambiamento, per la trasformazione. La percezione dell’apprendistato in Ticino tende sul negativo portando sempre meno giovani verso questo percorso formativo stimolante che promuove sia la crescita personale che professionale e che a tutti gli effetti garantisce una carriera.
Ognuno di noi ha la possibilità di influenzare positivamente il mondo che ci gira intorno e lo deve fare attraverso azioni concrete e non cercando di addossare le colpe agli altri.
Credere fermamente in qualcosa è il primo passo per diventare l’ispirazione che guida gli altri ma anche e soprattutto per riuscire ad attirare i giovani verso le proprie aziende.