Sempre più spesso mi capita di imbattermi in situazioni in cui, di fronte a difficoltà o a momenti di incertezza, si cerca di offrire ai giovani la soluzione più facile. Si tratta di un approccio che non richiede una presa di consapevolezza, né tantomeno un maggiore impegno, un cambiamento reale nell'approccio alla vita o allo studio, un riadattamento a nuove routine. La domanda che mi pongo è: questo è veramente l'aiuto di cui hanno bisogno? O è, piuttosto, una strategia per togliersi il problema dalle mani, da parte degli adulti?
Quando un giovane affronta una difficoltà, come un voto basso o una performance insoddisfacente, spesso la reazione che si ha è quella di cercare una soluzione rapida e indolore. La proposta di spostare il giovane su una via più semplice, ad esempio passando da un AFC a un CFP, viene vista come una "soluzione" per risolvere il problema senza farlo riflettere troppo o metterlo davvero di fronte alle sue difficoltà. Ma questo tipo di approccio non aiuta il giovane. Piuttosto, toglie a noi adulti la responsabilità di insegnare e di far crescere le nuove generazioni. È un tentativo di risolvere la situazione con meno energie, ma è davvero questo il compito di un adulto consapevole che ha il dovere di formare?
Il problema è che i giovani sono già fragili di loro, e se gli diamo solo strade più facili, non facciamo altro che aumentare la loro sfiducia. Quando si offrono soluzioni che non richiedono uno sforzo vero, non solo non li prepariamo alle sfide reali, ma li rendiamo più vulnerabili. Infatti, questi "passi indietro", come passare dall'AFC al CFP, non li aiutano a sviluppare gli strumenti necessari per affrontare le difficoltà che incontreranno nel mondo del lavoro. E sappiamo che queste sfide arrivano sempre più precocemente. Se non si acquisiscono le giuste competenze, i giovani rischiano di cadere al primo ostacolo che incontreranno nel loro percorso professionale, perché non saranno mai stati davvero preparati a combattere.
Il fatto che si proponga la via più facile, in definitiva, fa male ai giovani. Non solo non li prepariamo, ma, in fondo, questo comportamento dice molto anche di noi adulti. Siamo sinceri: c'è una parte di noi che preferisce non impegnarsi, che non ha voglia di mettere più energie per aiutarli a superare gli ostacoli. È più comodo risolvere il problema con una scorciatoia. Ma dobbiamo chiederci: questo è veramente il nostro compito? Non è forse più giusto, e anche più necessario, investire nella formazione dei giovani per aiutarli a sviluppare competenze reali e durature?
Mi viene da pensare che, in fondo, se scegliamo la via facile, non facciamo altro che perpetuare un circolo vizioso di fragilità e insoddisfazione. I giovani non si sentono mai abbastanza capaci, ma non perché non abbiano potenziale, quanto perché non li mettiamo nelle condizioni di scoprire di cosa sono davvero capaci. L’apprendistato, e la formazione in generale, dovrebbe essere un'opportunità per entrare in contatto con sé stessi, per esplorare limiti e punti di forza. E non si scoprono i propri limiti se non ci si scontra con le difficoltà.
Se veramente vogliamo preparare le nuove generazioni al mondo del lavoro, dobbiamo insegnare loro a non aver paura delle difficoltà. Dobbiamo insegnare loro che ogni ostacolo è una possibilità di crescita, non una minaccia da evitare. Solo in questo modo possiamo aiutarli a diventare adulti consapevoli, responsabili e pronti ad affrontare la vita professionale con serietà e dedizione. Non possiamo permetterci di illuderli con soluzioni facili che non fanno altro che nascondere la verità: la vita, nel lavoro come in ogni altro ambito, è fatta di impegno, sfide e, soprattutto, responsabilità.
Ecco, penso che alla fine sia proprio questo che dobbiamo chiedere a noi stessi: vogliamo veramente formare i giovani, o vogliamo semplicemente alleggerire il nostro compito, evitando di metterci in gioco? Formare vuol dire accompagnare, dare il giusto peso agli errori, ma anche alle vittorie. Non c'è nulla di più ingannevole che far credere che sia possibile andare avanti senza sudare, senza sacrificarsi. Se offriamo solo scorciatoie, togliamo a una generazione intera la possibilità di vivere il proprio futuro in modo autentico e soddisfacente.